sabato 4 novembre 2017

RECENSIONE: Il drago, il custode, lo straniero




TITOLO: Il drago, il custode, lo straniero

AUTORE: Enrico Pompeo

EDITORE: edizioni creativa

PUBBLICATO:  21/05//2016

PAGINE: 180

PREZZO: € 14,00







TRAMA

Tre personaggi, tre destini, un unico filo comune.
Tre storie parallele, con un solo orizzonte di riferimento.
Il Drago è uno squalo, uno che azzanna la vita, perché predatori non si nasce, ma lo si diventa. E’ il capo di un gruppo che scorrazza in discoteca tra risse e scontri senza mai voltarsi indietro.
Il Custode vive rintanato nel suo covo, come un ragno, a smerciare droga ai suoi clienti: tutti alla ricerca di quel piacere che possa rendere le loro vite meno amare.
Lo Straniero vive in Brasile, quasi schiavo in una miniera dove impara cosa significa soffrire, fino a riuscire a scappare e nascondersi dentro la foresta amazzonica. Qui incontra, finalmente il suo destino.


RECENSIONE

Carissimi lettori, il libro di cui vi parlo oggi è particolare. La prima cosa che mi ha affascinata e direi anche notevolmente, è stata sicuramente la trama (che potete leggere sopra), seppur molto breve incuriosisce il lettore e stimola la lettura. La seconda cosa che ho notato, appena iniziata la lettura, è stata la scrittura dell’autore, che definirei particolare ed insolita.
Devo assolutamente dire che chiunque potrebbe rispecchiarsi in questo libro, soprattutto noi giovani, che in una società dove abbiamo realmente tutto, ci ritroviamo per noia o per inerzia, a distruggerci con le nostre stesse mani, a privarci dei sogni che chiunque a qualsiasi età dovrebbe avere, ad illuderci di essere felici utilizzando sostanze come droghe o alcool. Il Drago siamo noi, un ragazzo normalissimo il giorno e pressoché demoniaco la notte. Una persona che si nutre di tutto ciò che è negativo e cattivo, architettando ogni singolo istante alla perfezione, finché qualcosa, come è normale che sia, non va storto. Lui sicuramente il mio “preferito”, se così posso definirlo.
La sua storia ben presto si intreccia con quella del secondo personaggio, il Custode, fondamentalmente un uomo solo, ritorna però ad essere centrale un tema, quello della droga che diventa nettare indispensabile anche in mezzo al nulla, dove l’essenziale dovrebbe essere assolutamente altro. Il ritmo del romanzo in questa seconda storia rallenta notevolmente rispetto al primo, qui si fa più lento e alle volte quasi angosciante, mentre nel primo è notevolmente incalzante. La differenza si nota, giustamente. Il mutamento in base al contesto l’ho apprezzato moltissimo, ma questa è una delle ragioni per cui preferisco il primo racconto. J
Arriviamo ad inanellare il terzo cerchio, con una descrizione paradisiaca del Brasile e il ritmo del romanzo muta nuovamente. Il terzo racconto è una vera e propria poesia, un vero e proprio manifesto a denuncia della schiavitù.
Come vedete cari lettori, il romanzo muta in forme e scenari, ma il messaggio di fondo resta sempre chiarissimo. Un libro che potrebbe insegnare molto a genitori e ragazzi, che si dovrebbe leggere per aprire gli occhi e capire che il mondo può essere estremamente buono o esasperatamente crudele.
Mentirei se vi dicessi che alla fine di questo romanzo non mi sono posta tremila interrogativi, ma sarei ancora più bugiarda se vi dicessi che con la sua scrittura l’autore non mi ha toccata nel profondo. D’altronde, non è questo che ci si aspetta da un buon libro?
Vi abbraccio tutti.

Baci

C.

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