Intervista a Daniela Volontè, autrice di "Non chiamarmi di lunedì", che ha risposto alle nostre domande.
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Daniela Volontè |

Lodoredeilibri7: Da dove ha origine la tua passione per i romanzi d'amore?
Daniela: Un saluto a tutti. A dir la verità ho ripreso a studiare
dopo che ero diventata mamma per la seconda volta e tra il lavoro, lo studio e
due bimbi piccoli non avevo tempo per leggere. Poi, quando ho finito
l’università, mi sono buttata sui romanzi rosa e da allora non ho più smesso.
Lodoredeilibri7: Ci sono state esperienze tue personali che ti hanno ispirato la stesura del romanzo?
Daniela: Grazie al web mi è possibile descrivere luoghi in cui non sono
mai stata, perché scovo in rete immagini e notizie molto dettagliate, ma non
posso descrivere dei sentimenti se non li ho mai provati. Perciò tutte le
emozioni a cui faccio cenno, arrivano dalle mie esperienze personali e dal mio
bagaglio di sensazioni, anche se le vicende narrate non sono mai direttamente
le mie.
L: Un libro che ami?
D: Il cavaliere d’inverno. E Proibito. E Io prima di te. E
Forse un giorno. E molti altri… Moltissimi. ;-)
L: Perché il titolo “Non chiamarmi di lunedì”?
D: A essere onesti è un titolo voluto dalla casa editrice, ma
mi piaceva molto perché era davvero insolito rispetto a molti altri. Il lunedì
è il giorno in cui di norma si riprende la vita lavorativa, dopo il weekend
simbolo di libertà. Quindi rappresenta un po’ le responsabilità in antitesi alla
libertà della domenica. Un po’ come i due protagonisti che sembrano in
contrapposizione tra di loro.
L: Greta è un personaggio forte sul lavoro e “debole” nella
vita reale, ci spieghi questo carattere così particolare?
D: È semplice. Credo che nella vita tutti abbiamo un lato forte
e un lato debole e con Greta mi è piaciuto molto accentuare questo contrasto
dandole un lavoro molto duro a livello di responsabilità e una vita privata
piena d’insicurezze. Mi piace giocare con i personaggi e mi piace ancora di più
tentare di far cambiare l’idea al lettore su di loro. Non so se riesco in
questo intento, ma mi stuzzica molto creare un personaggio inizialmente
antipatico e poi far arrivare il lettore a tifare per lui/lei.
L: Greta è un “tagliatore di teste” come mai questa
professione? Ti devo confessare che comunque l’ho adorata, e mi ha colpita dato
che nell’immaginario collettivo la attribuiamo prevalentemente agli uomini.
D: Ops… credo di aver risposto sopra! Come dicevo prima un po’
per accentuare il contrasto tra la sua parte forte e la debolezza nella sua
vita privata, nei suoi rapporti interpersonali. Ma anche perché di solito le
mie protagoniste sono sempre molto femminili, crocerossine e materne… Perciò
per una volta volevo disegnare una protagonista con gli attributi! :-D
L: Ti sei ispirata a qualcuno in particolare rispetto al
personaggio di Patrik e alle sue caratteristiche fisiche così insolite? (Mi
riferisco ai colori degli occhi e della pelle).
D: Fisicamente sì, è uno dei pochi personaggi che ho costruito
rifacendomi a un attore. Jessie William di Grey’s Anatomy. Ero partita che
volevo scrivere di un uomo mulatto, così cercando in rete, ho visto lui e mi è
sembrato perfetto!
L: Un po’ di psicologia dei personaggi: la famiglia di
Patrik è posata e in qualche modo rilassata, nonostante il dolore interiore
dovuto alla morte della gemella, e a rendere le cose più difficili c’è la
somiglianza della figlia del fratello di Patrik… Ho trovato strano tutta quella
situazione troppo tranquilla, che si contrapponeva al dolore e alla irruenza di
Patrik.
D: Ritengo semplicemente Patrik un uomo che vive nella sua
compostezza. Che non fa trapelare nulla al mondo esterno, ma che davanti a un
punto di non ritorno, diventa un vulcano in eruzione. Ho tenuto molto presente
le sue origini svedesi. Le famiglie nordiche sono abituate a figli che vivono a
centinaia di chilometri di distanza, sempre in movimento eppure sempre unite
nella loro pacatezza. Inoltre questa famiglia ha il filo della sofferenza che
unisce ogni componente, quindi credo che sia più questa la loro caratteristica.
L: L’imbroglio o malinteso tra Patrik e Greta voleva dare
una svolta anche ironica alla storia? E aveva anche il fine di accentuare
ancora di più la fragilità ed il senso di colpa che in realtà celava benissimo
“la Ldy di ferro”?
D: Direi entrambi gli aspetti. Tendenzialmente io amo leggere
libri con qualche drammone e di solito scrivo libri con vicissitudini più
pesanti, qui invece ho voluto mettermi alla prova e inserire dei momenti
ironici, giocati sui malintesi.
L: Cosa vorresti dire in merito al tuo romanzo?
D: Se alla fine della lettura lascerà al lettore un sorriso o
un messaggio positivo, oltre che ad aver fatto trascorrere qualche ora leggera
e piacevole, ne sarò davvero felice.
L: Questo è il tuo terzo romanzo, dopo il successo
(meritatissimo) del mio adorato “Buonanotte amore mio” e di “L’amore è uno
sbaglio straordinario”, quali erano le tue aspettative in merito a “Non chiamarmi di lunedì”?
D: Ogni nuova uscita è una sfida contro se stessi e sinceramente
per me è più traumatizzante della prima. Tento di fare del mio meglio nella
costrizione della storia, dei personaggi e soprattutto di migliorare la mia
scrittura, ma non posso fare altro. Un lettore si affeziona a una storia per i
più svariati motivi. Perché gli ricorda se stesso, per quello che lui avrebbe
voluto vivere, perché gli ricorda qualcosa o perché gli piace un personaggio in
particolar modo… Insomma mille spiegazioni. Perciò il massimo sarebbe che ogni
nuovo libro piaccia più del precedente, ma mi accontento che il lettore ami una
storia anche precedente, ma magari noti una crescita nel libro nuovo.
Grazie la bella chiacchierata! Un saluto a tutti.
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